La Circumvesuviana di Napoli
L’essenza della Circumvesuviana di Napoli Una delle cose meno note della Ferrovia Circumvesuviana è che essa diventi, ad un certo punto della sua Storia, il simbolo della rinascita di un popolo alla fine di una immane tragedia. Correva l’anno 1943 e mentre nell’Italia Settentrionale i fuochi della Guerra di Liberazione erano nel loro pieno essere, nel Sud Italia la Seconda Guerra Mondiale era già finita. A Napoli, nello specifico, essa era finita nel settembre del 1943 a seguito delle eroiche Quattro Giornate che avevano visto il popolo napoletano scacciare le forze armate tedesche. I napoletani avevano ricominciato a vivere con i soldi degli Alleati, la famosa Am-Lira (se non quando coi dollari veri e propri), con il contrabbando, con i reduci che tornavano e con la volontà di lasciarsi tutto alle spalle. Gli Alleati conoscevano molto bene l’importanza della Circumvesuviana per il territorio napoletano e per lo spostamento di uomini e mezzi delle forze italo-tedesche ed infatti , tra il 1940 ed il 1943, l’avevano bombardata pesantemente distruggendo non meno di sette stazioni, sessanta vagoni, oltre cento carri merci, quasi tutti i ponti ed i cavalcavia nonchè almeno una decina di chilometri di binari. Con il loro sbarco, nel 1943, le province campane divennero la “Regione III” nel sistema occupazione militare alleato e gli anglo-americani misero subito in chiaro che la Circumvesuviana era per loro vitale per cui si fecero carico della riparazione di tutti i danni arrecati che furono riparati in pochi mesi utilizzando manodopera napoletana che fu ben felice di potersi cosÏ guadagnare di che vivere. Ma perchè questo investimento? Perchè gli americani erano così interessati alla ricostruzione della Circumvesuviana? Sostanzialmente per lo stesso motivo reale per il quale la capitale provvisoria d’Italia passa da Brindisi a Salerno e non a Napoli: gli americani non erano del tutto convinti di restituire la Provincia di Napoli (che all’epoca comprendeva anche quella di Caserta) ed il sud del Lazio (fino a Gaeta) all’Italia. La Marina Militare americana, nello specifico, chiedeva che l’intera zona divenisse un territorio americano d’oltremare in modo da avere una base stabile e perpetua nel Mediterraneo senza chiedere porti e strutture agli alleati.In questa ottica, la ricostruzione delle strade e delle ferrovie era prioritaria e furono quindi riparati tutti i danni e ripresi i progetti di sviluppo che la guerra aveva interrotto. Infatti l’ultima espansione della ferrovia risaliva al 1937 quando, con grande enfasi, il regime aveva portato i binari della Circumvesuviana fino a Castellammare di Stabia e lì si era fermata per gli eventi bellici; nel luglio del 1944 si iniziò a scavare negli imponenti Monti Lattari per realizzare la lunga galleria (circa quattro chilometri) per portare i binari circumvesuviani fino al comune di Sorrento (che all’epoca comprendeva ed avrebbe compreso fino al 1946 gli attuali comuni di Sant’Agnello, Piano di Sorrento e Meta di Sorrento). Si trattava di una impresa giudicata titanica già in epoca di pace, figuriamoci in condizione di ricostruzione e miseria…eppure fu portata a termine. Nell’ottobre del 1945 fu completata la galleria tra le stazioni di Seiano e Meta e nel frattempo era stato realizzato persino il raddoppio di binario tra Torre del Greco e Torre Annunziata. Si può dire che per i napoletani la rinascita della Ferrovia locale era divenuta un punto di orgoglio ed il suo giungere a Sorrento una meta essenziale per lasciarsi il passato alle spalle. Il 6 gennaio del 1948 era una giornata piuttosto fredda ma non nuvolosa; gli americani avevano rinunciato ai loro propositi ed avevano restituito da un paio di anni l’intera provincia all’Italia e la Costituzione della Repubblica Italiana non aveva nemmeno una settimana di vita quando fu definitivamente inaugurato l’ultimo tratto del tronco Castellammare-Sorrento che da quel momento in poi è divenuto l’asse portante del trasporto nella Penisola Sorrentina. La Seconda Guerra mondiale, per i napoletani, poteva dirsi davvero terminata con le risate argentine dei turisti che avevano preso il posto del suono delle bombe. Cosa rimane di quello spirito di rinascita? Purtroppo molto poco. La Linea Napoli-Sorrento è e rimane il principale asse viario del Sud della nostra Città Metropolitana, il principale mezzo di trasporto per raggiungere e bellezze stupende come Pompei (sia sacra che romana) e tutte le bellezze storiche e culturali della Penisola Sorrentina…ma nel corso degli anni, specie ultimamente, la sua efficienza E’ spesso messa in dubbio. Da cosa? Beh, Ë spesso per noi utenti facile dare la colpa all’EAV, alla mancanza di mezzi, manutenzione, controlli (tutte cose verissime, per carità) ma di base spesso dobbiamo ammettere che esiste anche un problema di rispetto e civiltà da parte di giovanissimi (ma non solo) che specie nei mesi estivi compiono assurdi e gratuiti atti di vandalismo che riducono il parco automezzi e penalizzano il servizio. Mi è impossibile non forse è davvero il momento per tutti noi napoletani e soprattuto per noi Vesuviani di ritrovare un pochino quello spirito del 1943-48 quando la costruzione e non la distruzione di ciò che abbiamo di più prezioso era il nostro obiettivo.