La vesuviana come terapia per l’autismo
La vesuviana come terapia – Storia di un piccolo guerriero – Intervista realizzata a Cira Amato Salutare, fare un biglietto, prendere un treno, farsi largo nel solito caos quotidiano. Eventi normali che costellano la nostra vita e ai quali ormai non facciamo più caso. Eppure, ci sono persone per le quali anche un semplice saluto implica uno sforzo enorme per vincere quella sensazione di disagio e di chiusura verso l’esterno. E spesso, quando quello sforzo non arriva, c’è bisogno di tutto l’amore, il tempo e l’abnegazione incondizionata di chi sta loro intorno. Persone che vivono nel nostro stesso tempo e spazio ma che non sembrano essere davvero con noi, immersi come sono in un mondo parallelo ai quali ci è precluso l’accesso. E per le quali un viaggio in Vesuviana sembrano una follia: come potrebbe un bambino autistico sopportare e vincere la giungla e la maleducazione della nostra Circumvesuviana? La risposta sta nel coraggio e nella forza di volontà di Cira, sarta di Torre del Greco Centro, che non ha esitato di fronte alla prospettiva di utilizzare la Vesuviana, nonostante tutte i problemi e le difficoltà del servizio, per raggiungere un centro medico del Vomero specializzato nel migliorare le capacità comunicative e relazionali del suo splendido ed intelligentissimo figlio Michele, di otto anni e mezzo. La storia di Cira e Michele è stata irta di difficoltà fin dalla nascita, ma il punto critico arriva intorno ai 21 mesi del bambino, quando i neurologi confermano i dubbi di Cira sul fatto che suo figlio presentasse i segni tipici dell’autismo, come una palese chiusura verso l’esterno, verso gli altri, accompagnati da una intelligenza fuori dal normale: Michele è chiuso, assente, ma allo stesso tempo impara a leggere da solo a meno di tre anni e con il pc è un portento. Tuttavia, le difficoltà relazionali non possono essere risolte soltanto dall’affetto di Cira, c’è bisogno di esperti in gamba, al Vomero. E senza una macchina, la scelta è obbligata: affidarsi alla Vesuviana e alla fantasia di Cira, che rende accettabile per Michele l’andare in treno dandogli l’idea di trovarsi in uno dei suoi amati cartoni animati o facendo leva sulla sua curiosità. In breve tempo, il viaggio da Torre del Greco a Napoli diventa un’immersione nel mondo di Winnie the Pooh; le fermate indicate all’interno diventano un modo per giocare con la sua incredibile memoria; le corse per prendere le varie coincidenze o per trovare un posto a sedere diventano delle vere e proprie gare all’ultimo respiro. E i miglioramenti sono incredibili: Michele ha acquisito più autonomia, riesce ad interagire con le altre persone, consigliandoli sulle fermate o ammonendoli per la musica troppo alta. Anzi, diventa il beniamino di tanti pendolari che condividono con lui il viaggio e i disagi del viaggio. Ovviamente le difficoltà persistono, soprattutto a causa della maleducazione e della prepotenza che sembrano andare di moda ma, ciononostante, Cira è felice e fiera del suo “piccolo guerriero” che, treno dopo treno, è sempre più aperto al mondo e agli altri. E tutto questo anche grazie alla Vesuviana.