Pablitos

  • Foto vincitrice primo concorso spotted vesuviana : "Racconta la tua Vesuviana"

    Prima edizione – Racconta la tua vesuviana

    Concorso fotografico -Prima edizione Racconta la tua Vesuviana Che cos’è? E’ stato il primo concorso fotografico ufficiale di Spotted ‘Vesuviana . Il tema del contest è “La Vesuviana” in tutte le sue sfaccettature.Panorami, stazioni, ritratti, scene di vita quotidiana… va bene tutto, sentitevi liberi di fotografare tutto ciò che vi colpisce e vi incuriosisce, trasmetteteci la vostra passione e il vostro modo di vedere il mondo vesuviana!

  • segnalazioni ritardi poggiomarino sarno

    Segnalazioni Ritardi della CircumVesuviana Poggiomarino/Sarno

    Gruppo Telegram sui ritardi della circumvesuviana Linea Napoli – Poggiomarino Spesso siamo costretti ad aspettare diversi minuti e/o entrare in treni affollati.Il mondo delle segnalazioni di Spotted Vesuviana consente di migliorare il tuo stato d’ansia e magari permetterti un viaggio migliore. L’obiettivo è aiutare il prossimo. Più aumentano i membri e più aumentano le informazioni. Ci affidiamo a Telegram perché tutela meglio la privacy, dal momento che non compare il numero di telefono dell’utente, ma solo il suo nick.

  • Sorrento - spotted vesuviana

    Segnalazioni Ritardi della CircumVesuviana Sorrento

    Gruppo Telegram sui ritardi della circumvesuviana Linea Napoli – Sorrento Spesso siamo costretti ad aspettare diversi minuti e/o entrare in treni affollati. Il mondo delle segnalazioni di Spotted Vesuviana consente di migliorare il tuo stato d’ansia e magari permetterti un viaggio migliore. L’obiettivo è aiutare il prossimo. Più aumentano i membri e più aumentano le informazioni. Ci affidiamo a Telegram perché tutela meglio la privacy, dal momento che non compare il numero di telefono dell’utente, ma solo il suo nick.

  • Stazione della circumvesuviana via gianturco

    Via Gianturco – La bellezza salverà il mondo

    Via Gianturco Due minuti di viaggio, nemmeno il tempo di sfogliare due pagine del vostro libro, di avviare un giochino sul telefono o di attaccare bottone con la mora di fronte parlando delle mezze stagioni che non ci sono più, che già si profila la prima tappa del nostro cammino verso Sorrento, la stazione di Via Gianturco. Fino ai recenti lavori di riqualificazione, conclusisi in questi giorni, via Gianturco a prima vista era una stazione abbastanza anonima ed estremamente spartana, situata in una zona non propriamente residenziale perché di fatto non era altro che un semplice scalo per tutti i lavoratori della zona industriale e del porto. Diciamo che non avrebbe sfigurato tra le fantastiche stazioni dark (leggesi in rovina) di Gotham. Peccato che non ci fosse un pipistrello mascherato a vigilare. Con il declino della cinta industriale, infatti, e il conseguente degrado e abbandono della zona circostante, la stazione è stata lasciata a se stessa, circondata per giunta da un esteso campo Rom che avrebbe sicuramente fatto la felicità della retorica salviniana. Non tutti i mali venivano per nuocere: perché recarsi nelle periferie delle grandi metropoli indiane o sudamericane per analizzare i processi di espansione delle bidonvile, quando ne abbiamo mirabili esempi dietro casa?  La situazione, al giorno d’oggi, è progressivamente e sensibilmente migliorata, grazie all’azione congiunta del Comune di Napoli, dell’EAV, nella persona del Presidente Umberto De Gregorio, e di imprenditori locali che hanno contribuito nel valorizzare l’utilità di questa piccola fermata. Da un lato, infatti, il Comune ha provveduto allo sgombero dell’accampamento nomade, dato che violava palesemente gran parte delle normative vigenti conosciute e sconosciute in materia di igiene e sicurezza. Dall’altro, la presidenza dell’EAV ha investito energie e risorse per un doveroso restilying della struttura, trasformandolo da un semplice casotto imbruttito dal tempo e dal declino dell’area circostante in un pregevole esempio di recupero artistico di siti di archeologia industriale. La bellezza salverà il mondo, diceva il principe Myskin ne L’Idiota. Finora non avevo mai ben capito il significato di questa frase, o meglio, essa si era cristallizzata in immagini eteree ed indefinite, lontano da una sua comprensione concreta. Del resto, in che modo un concetto tanto soggettivo ed indefinito quanto quello di bellezza potrebbe salvare concretamente la realtà in cui viviamo? Può farlo perché, concretamente, bellezza significa prendersi cura di ciò che è nostro, significa sottrarre qualcosa all’incuria e al degrado del tempo, e renderlo disponibile agli altri. Spesso dimentichiamo che è la nostra percezione del valore della realtà in cui viviamo a determinare il grado di vivibilità del nostro quartiere, della nostra strada, della nostra stazione. È la teoria delle finestre rotte: basta un piccolo segno di degrado, come il finestrino rotto di una macchina parcheggiata, a dare il via libera ad un vortice di inciviltà. Non c’è quartiere in che resista. La bellezza del murale della stazione, quindi, va oltre lo spettacolare gesto artistico: è bello perché testimonia una presenza, un senso di attenzione e di cura, la volontà di superare le catene del degrado. La Bellezza è civiltà. E quindi non fine a se stessa ma tesa a valorizzare gli sforzi della comunità, perché dalla stazione di via Gianturco in cinque minuti puoi raggiungere a piedi autentici paradisi culinari, come Eccellenze campane, La Scottona e tanti altri ancora, alla ricerca delle prelibatezze della nostra tradizione. O le aziende della zona. O il porto. O via Marina. Ed è finalmente un piacere ritornare a casa, dopo anni di lontananza, e vedere il bello laddove vi erano abbandono e finestre rotte. “Una volta c’era solo l’oscurità. Se me lo chiedessi, ti direi che la luce sta vincendo”.[1] [1] True Detective, st. 1, ep. 8 “Carcosa”.

  • Viaggio in circumvesuviana Napoli Sorrento

    Introduzione al viaggio – Napoli Sorrento

    Quando si parla di Napoli, e per estensione della sua intricata provincia, parte dell’immaginario collettivo tende ad associare quel nome, quel suono, ad un microcosmo caotico, vibrante, irrazionale, fatto di storia e cultura millenarie, odori e sapori che non hanno eguali e pieno di gente che fa ammuina con quella lingua musicale ed inconfondibile che è il napoletano. Un’altra parte, diciamo gran parte del sistema mediatico italiano, tende ad associarla prima di tutto a sangue e camorra, spazzatura a cielo aperto e ad una presunta innata natura truffaldina, se non criminale, del napoletano, ora ladro creativo, ora lavoratore svogliato, ora “mandolinatore romantico” che campa di aria.L’aria è buona e riempie, si sa. La verità è che Napoli è luci e ombre, (neo)classicismo e barocco, acqua santa e solfatare, capitale decaduta, miseria e nobiltà. Poche altre città al mondo possono vantare un immaginario così sfumato, così denso di significati, immagini e di contraddizioni tali da non poter essere compresi pienamente solo con le parole.Bisogna essere lì, in quelle strade, tra quella gente, in quel caos vitale e creativo: in altre parole, bisogna viaggiare. E qui viene il bello: la Circumvesuviana, per gli amici solo “Vesuviana”: un serpente di freddo metallo come tanti, più o meno integro, più o meno (meno) pulito, più o meno (menomeno) in orario, più o meno (piùpiùpiù), grazie al quale il popolo napoletano, pendolari e turisti, al netto dei tagli di bilancio, può connettersi con il suo cuore e scoprire le bellezze dei propri luoghi.Direte: è solo un treno. No, mai stati così lontani dalla verità.La Verità è che prendere la Vesuviana è un modo di vivere, un’esperienza di vita formativa che nemmeno il giovane Holden ha affrontato. Quante corse a perdifiato perché il successivo sarebbe arrivato dopo 40 minuti (ciao Bolt!); quante discussioni amichevoli per mantenere un posto in piedi vicino all’uscita così duramente conquistato (altro che la diplomazia di Bismarck!e col caldo estivo sei pronto per arruolarti nella Legione straniera); quante spiegazioni ai turisti, ovviamente a gesti (cercano nuovi Chaplin?); quanti fuggi-fuggi alle prime avvisaglie di un controllore (benedetti sensi di ragno!). E, soprattutto, quanti tipi strani! Al punto che a volte ho avuto l’impressione di trovarmi nella città vecchia cantatata da De André. O in Silent Hill, dipende dalla stazione (qualcuno ha urlato Via del Monte?). Nei miei trascorsi di universitario-pendolare, per esempio, ricordo di un tizio che mi raccontava di avere il sangue speciale, credo con degli anticorpi particolari, e che fior di dottori lo stavano pagando per analizzarlo. A questo punto cercai la salvezza nella musica, ma niente, il signore si era convinto che fosse vitale per me sapere la conclusione. Oppure ricordo di quando un altro signore si era interessato ai miei appunti sui Dogon, facendomi domande che nemmeno all’esame vero e proprio. In realtà, credo proprio in questo, dalla chiacchierata più stramba alla semplice osservazione sul tempo, risieda la bellezza della Vesuviana: in un modo dove tutti vanno di fretta, tu puoi ascoltare ed imparare ad ascoltare, e ti accorgi che ognuno di noi ha una storia da raccontare, o meglio muore dalla voglia di raccontare, e che la Vesuviana, per la modica cifra di 1,60€ (Portici-Napoli) ti apre un mondo di stranezze, solitudine ed empatia. Con la Vesuviana viaggi due volte: la prima in mezzo alla gente, la seconda alla ricerca delle straordinare bellezze di Napoli e della sua provincia.E il nostro viaggio parte proprio qui, dal centro di tutto, dalla fermata. Spotted ‘Vesuviana – E.P.